Durante il sonno profondo – la fase più ristoratrice – il cervello entra in uno stato di attività a onde lente, che serve a far recuperare i neuroni e rafforzare la memoria. In chi soffre di acufene, alcune aree cerebrali risultano però iperattive anche durante il riposo, impedendo il pieno ingresso nel sonno profondo. Questo spiega perché molti pazienti lamentano insonnia, sonno leggero o interrotto, e in alcuni casi anche paralisi notturne o incubi.
C’è però anche una buona notizia: durante il sonno profondo, le onde lente sembrano riuscire a “spegnere” temporaneamente l’acufene, riducendone l’intensità. Il motivo? Le onde lente interferiscono con la comunicazione tra le diverse aree cerebrali, bloccando le regioni iperattive responsabili dei suoni fantasma. Questa scoperta potrebbe aprire nuove strade terapeutiche: migliorare la qualità del sonno – ad esempio con tecniche per aumentare il sonno profondo – potrebbe aiutare a tenere sotto controllo l’acufene, o almeno a renderlo più sopportabile. Secondo gli autori, monitorare simultaneamente il sonno e l’attività cerebrale nei pazienti potrà in futuro portare a trattamenti più mirati e personalizzati. Un passo importante per affrontare un disturbo ancora poco compreso ma molto diffuso.
Tinnitus: un legame sorprendente con una funzione corporea cruciale
HEALTH – 28 Giugno 2025
Di Linus Milinski et al., The Conversation
Circa il 15% della popolazione mondiale soffre di tinnitus, una condizione che porta a percepire suoni come ronzio o fischio senza alcuna sorgente esterna. Spesso è associata alla perdita dell’udito e può avere effetti significativi sulla salute mentale, causando stress e depressione, specialmente nei casi cronici.
Attualmente non esiste una cura, ma la ricerca suggerisce che il sonno potrebbe svolgere un ruolo chiave nella comprensione e gestione del tinnitus.
Il tinnitus come percezione fantasma
Il tinnitus è considerato una percezione fantasma, ovvero quando l’attività cerebrale fa percepire stimoli (visivi, uditivi o olfattivi) inesistenti. La maggior parte delle persone sperimenta percezioni fantasma solo durante il sonno, ma chi soffre di tinnitus le percepisce da sveglio.
Come il sonno influenza il tinnitus
Durante il sonno profondo (slow-wave sleep), l’attività cerebrale si organizza in “onde” che attivano aree come memoria e udito. Questo permette ai neuroni di recuperare dall’usura quotidiana e contribuisce alla sensazione di riposo e al consolidamento della memoria.
Nei pazienti con tinnitus, alcune aree cerebrali potrebbero restare iperattive anche durante il sonno profondo, causando disturbi del sonno e risvegli notturni. Infatti, chi soffre di tinnitus trascorre più tempo nel sonno leggero, impedendo un riposo completo.
La buona notizia è che, nonostante il tinnitus riduca il sonno profondo, la ricerca mostra che nelle fasi di sonno più profondo il tinnitus può essere parzialmente soppresso grazie alle onde lente che interferiscono con l’iperattività cerebrale.
Perché il sonno profondo può aiutare
Durante la veglia prolungata, i neuroni entrano naturalmente in modalità slow-wave per recuperare. Questo fenomeno coinvolge progressivamente anche altre aree cerebrali, incluso l’udito. Le onde lente interferiscono inoltre con la comunicazione tra regioni cerebrali, riducendo l’impatto delle aree iperattive responsabili del tinnitus.
Questo spiegherebbe perché chi soffre di tinnitus riesce comunque a raggiungere il sonno profondo e a trarne beneficio.
Le implicazioni terapeutiche
L’intensità del tinnitus varia durante il giorno. Studiare come cambia durante il sonno potrebbe rivelare nuovi approcci terapeutici. Ad esempio, la restrizione del sonno (andare a letto solo quando si è davvero stanchi) può ridurre le interruzioni del sonno e aumentare l’attività slow-wave, migliorando potenzialmente il tinnitus.
In futuro, monitorare simultaneamente le fasi del sonno e l’attività cerebrale legata al tinnitus potrebbe aiutare a capire meglio questo legame e sviluppare trattamenti basati sull’attività naturale del cervello.
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