Autore: Tony Bellardi

  • Trattamento dell’Acufene con Cellule Staminal

    Pubblicato: 14 Aprile 2021 Aggiornato: 16 Agosto 2024 Durata lettura: 9 minuti
    L’acufene è la percezione di suoni fastidiosi come fischi, ronzii, clic o ruggiti, in assenza di suoni esterni corrispondenti. Colpisce circa il 10% della popolazione adulta e spesso è legato alla perdita uditiva. La terapia con cellule staminali per l’acufene ha mostrato risultati promettenti, grazie alla loro capacità di differenziarsi in vari tipi cellulari e alle proprietà immunosoppressive. Scopriamo insieme come funziona questo trattamento innovativo.

    Cos’è l’Acufene e Quali Sono i Suoi Segni?

    È un sintomo legato al sistema uditivo e può manifestarsi con suoni acuti o gravi in assenza di stimoli esterni. È spesso associato a:
    • Rumori forti
    • Perdita uditiva legata all’età
    • Accumulo di cerume
    • Cambiamenti nelle ossa dell’orecchio
    Altre cause possono includere patologie neurologiche, disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare, tumori, pressione sanguigna alterata, uso di determinati farmaci come antibiotici, chemioterapici e antidepressivi.

    Approcci Attuali per Gestire l’Acufene

    Non esiste una cura definitiva per l’acufene, ma alcune strategie possono alleviarne i sintomi:
    • Farmaci (antidepressivi, ansiolitici, lidocaina)
    • Integratori (vitamina B12, zinco, magnesio)
    • Tecniche di mindfulness e terapia cognitivo-comportamentale (CBT)
    • Amplificazione sonora (apparecchi acustici, generatori di rumore bianco)
    • Terapie sperimentali (rTMS, tDCS)

    Come le Cellule Staminali Possono Aiutare

    Le cellule staminali mesenchimali (MSC) vengono utilizzate per rigenerare le cellule danneggiate dell’orecchio interno e del nervo uditivo. Possono essere somministrate via:
    • Infusione endovenosa
    • Iniezioni locali dietro l’orecchio
    • Iniezioni dirette nell’orecchio interno
    Fonti comuni di cellule staminali: midollo osseo, tessuto adiposo, placenta e cordone ombelicale.

    Procedura del Trattamento

    Presso Swiss Medica, si utilizzano MSC autologhe (del paziente) o da donatore. Il trattamento può includere:
    • Stimolazione cerebrale transcranica
    • Terapia del metabolismo cellulare
    • Terapia con gas xeno
    • Ossigenoterapia iperbarica
    Il piano è personalizzato per ogni paziente con consulti specialistici.

    Effetti Collaterali e Controindicazioni

    Generalmente ben tollerata, la terapia può causare febbre temporanea. Controindicata in caso di:
    • Cancro attivo
    • Malattie infettive gravi
    • Disturbi psichiatrici gravi
    • Allattamento
  • “The neuroscience of tinnitus” di Eggermont e Roberts (2004)

    Acufene: cosa succede nel cervello quando sentiamo suoni che non esistono?

    Autori della ricerca: Jos J. Eggermont, Larry E. Roberts Pubblicato su: Trends in Neurosciences (2004) PMID: 15474168 Cos’è l’acufene? L’acufene è la percezione di suoni – fischi, ronzii, pulsazioni – in assenza di sorgenti sonore esterne. È una sorta di “allucinazione uditiva”, spesso collegata alla perdita dell’udito. Ma perché succede? E cosa c’entra il cervello in tutto questo?

    Il cervello come generatore di suoni fantasma

    Secondo lo studio di Eggermont e Roberts, quando l’orecchio (soprattutto la coclea) subisce un danno – ad esempio per un trauma acustico o per l’invecchiamento – smette di inviare informazioni corrette al cervello. Il sistema uditivo centrale reagisce a questa mancanza con una rimodulazione delle reti neurali. Uno dei processi chiave è la riduzione dell’inibizione intracorticale: in pratica, i neuroni che normalmente frenano l’attività eccessiva smettono di funzionare correttamente. Questo crea un ambiente favorevole a fenomeni di iperattività neuronale o sincronizzazioni anomale nella corteccia uditiva, ovvero nella parte del cervello che elabora i suoni. Il risultato? Il cervello “riempie il silenzio” inventando un suono che non c’è: l’acufene.

    Una questione di plasticità cerebrale

    Il nostro cervello è plastico: si adatta continuamente ai cambiamenti, anche a quelli negativi. Questo processo di adattamento, chiamato plasticità neurale, può a volte diventare “maladattivo”. Invece di aiutare, crea un problema: l’acufene cronico. In parole semplici: se perdiamo parte dell’udito, il cervello cerca di compensare… ma a volte lo fa nel modo sbagliato.

    Implicazioni cliniche

    Lo studio invita a ripensare l’acufene non come un semplice problema dell’orecchio, ma come un disturbo del cervello. E questo ha conseguenze importanti per il trattamento: non basta intervenire solo sull’orecchio, ma bisogna lavorare sul sistema nervoso centrale. Le ricerche moderne stanno esplorando tecniche come la neuromodulazione, la terapia del suono e il training cognitivo per “rieducare” il cervello e ridurre o eliminare la percezione dell’acufene.

    Approfondimenti utili

    Articolo adattato da: PubMed – The neuroscience of tinnitus
  • TEST POSITIVO PER DISPOSITIVO ANTI-ACUFENE

    Un dispositivo portatile in grado di effettuare una stimolazione personalizzata contro l’acufene. È quello messo a punto e successivamente testato da un gruppo di ricercatori del Kresge Hearing Research Institute dell’Università del Michigan in uno studio pubblicato sulla rivista JAMA Network Open. Lo studio clinico randomizzato in doppio cieco ha reclutato 99 individui con acufene somatico, una forma in cui movimenti come stringere la mascella o applicare pressione sulla fronte provocano un notevole cambiamento nel tono o nel volume delle suoni vissuti. Quasi il 70% di chi soffre di acufene ha la forma somatica. “Dopo l’iscrizione, i partecipanti hanno ricevuto un dispositivo portatile sviluppato e prodotto da in2being, LLC, per uso domestico”, riferisce Susan Shore, professore emerito presso l’Università del Michigan. I partecipanti allo studio sono stati assegnati in modo casuale a uno dei due gruppi. Il primo gruppo ha ricevuto prima un trattamento bisensoriale o attivo, mentre il secondo ha ricevuto un trattamento solo sonoro o di controllo. Ai partecipanti è stato chiesto di utilizzare i propri dispositivi per 30 minuti al giorno per sei settimane. Coloro che hanno ricevuto il trattamento bisensoriale, hanno riportato costantemente nei questionari di controllo una migliore qualità della vita, punteggi di handicap inferiori e riduzioni significative del volume dell’acufene. “Questo studio apre la strada all’uso della stimolazione bisensoriale personalizzata come trattamento efficace per l’acufene, fornendo speranza a milioni di persone che soffrono di acufene”, afferma Shore. Auricle Inc., licenziataria esclusiva dei brevetti relativi alla stimolazione bisensoriale, è stata lanciata con l’aiuto di Innovation Partnerships, l’hub centrale dell’attività di commercializzazione della ricerca presso l’Università del Michigan. Auricle lavorerà per ottenere l’autorizzazione normativa e quindi commercializzare il nuovo trattamento per l’acufene bisensoriale di Shore.   https://www.equivalente.it/it/news/4823-test-positivo-per-dispositivo-anti-acufene.html