È online il video di “CREARE CREARE CREARE” – il nuovo viaggio musicale di Maurizio Ferrandini ha inizio.
Immaginate di trovarvi faccia a faccia con il bambino che siete stati. Di potergli parlare. Di ascoltarlo.
È da questo incontro impossibile, intimo e potentissimo che nasce Quello che non c’è, la nuova sorprendente opera rock in tre atti firmata da Maurizio Ferrandini.
Più che un disco, Quello che non c’è è un viaggio sonoro ed emotivo in un universo parallelo.
Sedici tracce che si rincorrono e si rispondono, cucite insieme da un filo sottile e coerente: la ricerca di ciò che manca, di ciò che è andato perduto, ma anche – e soprattutto – di ciò che possiamo ancora creare.
A dare voce e corpo a quest’opera è lo stesso Ferrandini, che canta, suona, arrangia, registra e produce ogni brano. Al suo fianco, la splendida chitarra solista di Tony Bellardi, che accompagna il racconto con eleganza e forza espressiva.
Ma attenzione: Quello che non c’è non è un disco facile. Non è musica da tenere in sottofondo, per citare l’Autore.
È una favola adulta, una denuncia sociale, un sogno a occhi aperti. È un atto d’amore verso la musica come strumento di resistenza, di sopravvivenza.
È, in definitiva, un invito: creare, creare, creare.
E proprio così si intitola il primo videoclip ufficiale: CREARE CREARE CREARE.
Una piccola parte dell’opera, ma già carica della sua potenza evocativa e del suo messaggio
universale.
L’opera è già disponibile su tutte le piattaforme online e viene pubblicata con un booklet fotografico
di 80 pagine allegato.
Il booklet è visionabile anche online sul sito Publimusic, grazie all’ingegno del chitarrista Tony
Bellardi, che ha creato un webviewer rapido ed efficiente per gustare l’intera opera sia dal punto di vista musicale che da quello grafico, con una chiara gestione dei tre atti.
WEBVIEWER
Quello che non c’è è un’opera da attraversare con attenzione, da vivere con il cuore aperto e le difese abbassate.
Non è un disco da consumare in fretta.
In un tempo in cui tutto corre e si dimentica, Ferrandini ci invita a fermarci, a cercare dentro e fuori di noi quel vuoto creativo che non spaventa, ma chiama.
Perché solo ascoltando davvero – con il tempo, la mente e l’anima – possiamo riscoprire il senso profondo della musica.
E forse, anche qualcosa di noi.