Quante volte abbiamo pensato:
“Il mio corpo è impazzito. Ce l’ha con me.”
Quando ci svegliamo con le articolazioni infiammate, con l’asma che stringe il petto, con un eczema che brucia o una pressione che sale senza preavviso, è facile pensare che qualcosa in noi si sia spezzato. Che il nostro stesso organismo si stia ribellando.
Ma c’è un’altra verità.
Più scomoda, più profonda… ma anche più liberatoria.
Il corpo non attacca mai se stesso. Mai.
Non è progettato per autodistruggersi, ma per adattarsi, proteggersi e sopravvivere.
Ogni sintomo è un messaggio.
Ogni diagnosi è un grido che il corpo lancia per essere ascoltato, non per essere combattuto.
Alcuni esempi?
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L’osteoporosi non è un fallimento, ma un tentativo disperato di liberare minerali alcalinizzanti per tamponare un terreno troppo acido.
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Le vene varicose sono deviazioni create per compensare una circolazione compromessa.
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L’ansia è un sistema nervoso in modalità emergenza che cerca comunque di starti accanto.
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Il colesterolo alto è un cerotto biologico. Ripara, protegge, ricostruisce.
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L’insonnia è una sveglia emotiva. Ti chiama a guardare ciò che stai evitando.
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Dermatiti ed eczemi: la pelle diventa valvola di sfogo per tossine o emozioni.
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La tosse è un atto di difesa. Butta fuori ciò che non può restare dentro.
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I tumori? Duri da accettare, ma a volte sono un contenitore per isolare ciò che il corpo non riesce a integrare.
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Il vomito: espulsione urgente. Rifiuto profondo.
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Le allergie sono reazioni eccessive, forse perché il sistema è esausto o si sente invaso.
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La stanchezza cronica è il corpo che risparmia energia per guarire.
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La gotta: dolore acuto per evitare danni sistemici.
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L’ipertensione: pressione per portare ossigeno dove serve.
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L’asma: chiusura protettiva delle vie respiratorie.
Il corpo è un alleato instancabile.
Non è contro di noi. Mai.
Ci parla in un linguaggio fatto di febbre, infiammazioni, eruzioni cutanee, squilibri.
Non è un attacco. È una richiesta d’attenzione.
“Guarda. Ascolta. Qualcosa ha bisogno di essere riconosciuto.”
Quando smettiamo di vedere i sintomi come nemici, e iniziamo a leggerli come strategie di adattamento, cambia tutto.
Non dobbiamo più combattere contro di noi, ma camminare insieme al nostro corpo, accompagnarlo verso un nuovo equilibrio.
Ricostruire ponti. Non barricate.
È lì che inizia la vera guarigione.
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